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A pranzo con la bestia oscura

Ultima modifica il 4 Marzo 2024

Si è proprio una bestia oscura, si nasconde ovunque e assale all’improvviso, senza che uno se ne accorga inizia ad avere un po’ di febbre, un leggero mal di testa, qualche dolore articolare … e il gioco è fatto, o meglio e sei fregato!

Nel mese di novembre (26.11.2020), avevo fatto le analisi del sangue, dove si evidenziava una buona risposta alla terapia con gli inibitori della tirosin-chinasi (TKI).
Come sempre, durante la visita la dottoressa mi faceva vedere la continua discesa di quella curva sul grafico.
Buon segno, la leucemia sembrava essere sotto controllo, almeno così mi aveva detto la dottoressa.
In quell’occasione la dottoressa mi aveva fissato un nuovo appuntamento per le analisi del sangue di routine, per un altra Biopsia Osteomidollare (BOM) e per la visita di controllo il 5 gennaio 2021.

In quel periodo si iniziava a parlare di vaccino contro il Covid, e vista la malattia ero in cima alla lista per beneficiare di questa controversa arma contro il virus.
Salva vita o pericolo per la vita?
Le informazioni erano controverse, ma le notizie “ufficiali” davano buone prospettive, i primi risultati indicavano che il vaccino funzionava.
Il mio primo vaccino era previsto per l’undici gennaio duemila ventuno.
In quel periodo nei notiziari alla radio, alla televisione e su internet si parlava continuamente di Covid, delle mutazioni e dei vari ceppi del virus.
Inizialmente le varianti venivano definite con le lettere dell’alfabeto greco.
Io ho sentito parlare della variante Alpha e Beta prima d’infettarmi, per le altre ho fatto delle “ricerche” a posteriori.

Fonte: European Centre for Disease Prevention and Control


Verso fine anno si iniziava a parlare della variante inglese (denominata N501Y) , le notizie dicevano che era più virulenta rispetto alle altre varianti scoperte fino ad ora, ma in Svizzera a quel momento non si registravano ancora casi di questa infezione.
Subito dopo Natale – indicativamente dal 26 dicembre 2020 in poi, la variante N501Y venne identificata praticamente in tutto il territorio inglese grazie a campionamenti di routine e test genomici svolti in diverse parti del Regno Unito.
Si ipotizzava che questa variante fosse in grado di provocare una malattia più grave rispetto ad altre varianti circolanti prima della sua comparsa.
In particolare, sulla base di alcune analisi preliminari condotte nel Regno Unito, si ipotizzava che questa variante potesse essere associata ad un incremento del rischio di ospedalizzazione e di decorso grave della patologia rispetto all’infezione causata dal virus non mutato.
Tuttavia, per confermare tale ipotesi, era necessario condurre ulteriori studi.
Chi avrebbe mai pensato che sarei stato uno dei primi in Svizzera ad essere infettato con questa variante, proprio io che non avevo contatti al di fuori di mia moglie, dei miei figli e di mia suocera.

Erano mesi che non vedevo i miei genitori e non avevo contatto con loro se non per telefono.
Il primo gennaio duemila ventuno ci eravamo sentiti per gli auguri di buon anno, e in quell’occasione avevamo deciso di trovarci domenica 3 gennaio per un pranzo in famiglia.
Ero felice perchè sarebbe venuto anche mio figlio, potevamo rivederci tutti assieme dopo parecchio tempo.
Aaron infatti aveva appena iniziato gli studi universitari al Politecnico di Zurigo (facoltà di informatica), ma a causa del virus buona parte delle lezioni le svolgeva ancora a distanza, e di conseguenza per le feste natalizie era tornato in Ticino.
Le feste Natalizie per la nostra famiglia era un momento di ritrovo e convivialità; non poterci ritrovare seduti ad un tavolo per passare le feste con gioia e serenità era una vera sofferenza, ma la situazione era quella e le regole non permettevano di riunirsi in gruppi numerosi.
Infatti la tradizione di famiglia vuole che la cena della vigilia di Natale sia da Floriana, la sorella di Mirna, la giornata di Natale (pranzo e cena) si passi da mio cognato Maurizio e di mia cognata Cristina, mentre la giornata di santo Stefano si festeggi a casa mia.
La tradizione definisce anche i menu, la cena della vigilia di Natale prevede la fondue chinoise, il pranzo e la cena di Natale, antipasti con salumi e formaggi, arrosto e coniglio alla maniera del nonno Oliviero (padre di mia moglie) e a Santo Stefano, antipasto con salumi, bollito misto, tortellini in brodo e naturalmente panettoni, dolci Natalizi e frutta di stagione.
Insomma un impegno non da poco, non solo a cucinare, ma anche a degustare tutte quelle prelibatezze.

Natale 2018 a casa di mio cognato Maurizio e di mia cognata Cristina
Figli e nipoti a Natale 🎄❤️
Siesta pomeridiana Santo Stefano 2018
Una delle tante cene in periodo Natalizio, forse ultimo dell’anno 2019


Al pranzo dai miei genitori avremmo portato anche Kila, la nostra nuova new entry, una cucciola di Labrador che avevo preso per non rintanarmi troppo in casa e per mantenere un minimo di attività fisica durante quel brutto periodo.
Funzionava, tutti i giorni tempo permettendo uscivo per una passeggiata con Kila, e li iniziavo un piccolo addestramento con i primi comandi (seduta, piede,…) e il richiamo.
A gennaio aveva ormai 5 mesi e iniziava a comportarsi come un cane educato, anche se dovevo ancora portarla fuori spesso per i sui bisogni.

Kila a 1 mese
Il giorno che Kila è arrivata nella nostra famiglia

Mirna e Cristina sono andarono fino a Vicenza a prenderla in quanto io essendo in malattia non mi potevo affrontare un viaggio così lungo.
Domenica 3 gennaio partimmo presto (verso le 10.00), prima del pranzo volevamo fare una passeggiata con Kila allo scopo di farle fare i suoi bisogni e evitare che sporcasse in casa dei miei genitori.
Mia madre e mio padre vivevano in un appartamento al secondo piano in un paesino vicino al confine, Vacallo.
Abitavano vicino alla scuola dove avevo lavorato fino a qualche mese prima.

Lo stabile dove abitavano i miei genitori, dopo il 3 gennaio 2021 non ho più visto quel luogo.


Prima della pandemia e della malattia, andavo a pranzo da loro tutti i giorni feriali, loro erano felici di vedermi e io ero contento di mangiare i deliziosi manicaretti che mia madre mi preparava, e spesso mi dava gli “avanzi” o altre pietanze da portare a casa per la cena.
Mia madre era un ottima cuoca, era apprezzata da noi tutti, e in particolare da mio padre che spesso le diceva: “… ho sbagliato tutto, dovevo aprire un ristorante o un Grotto, con te avremmo avuto sicuramente un gran successo“, glielo diceva in dialetto Ticinese, a casa con loro si parlava principalmente dialetto.

Dopo la passeggiata con Kila salimmo a casa dei nonni, entrando si sentivano già gli inebrianti profumi del cibo.
Il menu prevedeva un bel aperitivo con tanti stuzzichini e in seguito la raclette.
Ma prima dovevamo ammirare il famoso presepe che mia madre allestiva tutti gli anni e di cui mio padre era fierissimo.
Tutti gli anni al compleanno di mia madre (nata il 17 novembre 1943) le regalavamo una statuina o un pezzo per ampliare la sua rappresentazione del Natale.

Il presepe 2020 dei miei genitori

In quel periodo mia madre aveva settantasette anni e mio padre avrebbe compito gli ottanta a giugno (era nato il 2 giugno del 1941).
Erano due pensionati tranquilli e felici della loro vita tranquilla e delle loro routine.
Avevano qualche acciacco dovuto all’età, ma tutto sommato stavano bene.
Mio padre aveva appena superato le visita medica per la patente dell’auto e grazie al mio aiuto aveva acquistato la sua nuova vettura.
Era molto fiero e felice del suo acquisto.

Mia madre e mio padre erano felici di rivederci e di conoscere Kila.
Ci salutammo come si faceva in quel periodo, gomito contro gomito, senza baci ne abbracci, ci amareggiava, ma le regole erano chiare e non intendevamo infrangerle.
Iniziammo subito con l’aperitivo, degustammo un paio di bicchieri di ottimo vino bianco secco frizzante scelto da mio padre e parecchi deliziosi stuzzichini preparati da mia madre.
Kila era agitata, non era abituata agli appartamenti senza giardino, o forse io non capivo ancora quando doveva uscire per espletare i suoi bisogni.
decisi di portarla fuori ancora in modo da poter pranzare in seguito senza essere disturbato durante il pranzo.
La raclette, formaggio fuso sotto a un fornello elettrico.
Una delizia e un cibo che permette di essere conviviali, tutti a tavola senza che mia madre dovesse rinchiudersi in cucina.
Ognuno di noi prendeva con le mani un pezzo di formaggio e un paio di patate bollite e se lo metteva sul piatto per poi cucinarselo a piacimento.
A molti il formaggio piace appena fuso ad altri invece piace ben cotto con una bella crosticina dorata.
In quel momento non pensavamo al virus , stavamo tutti bene, non avevamo pensato che solo il fatto di toccare il cibo con le mani avrebbe potuto infettarci.
Purtroppo si, avevamo “toccato” gli stuzzichini, il formaggio, le patate, i dolci, la frutta.
E prima di noi li aveva maneggiati mia madre durante la preparazione e la presentazione.
In quel momento non eravamo coscienti del pericolo, eravamo felici di esserci riuniti, stavamo tutti bene.
Quel giorno nessuno aveva mostrato alcun sintomo riconducibile al Covid.
Durante il pranzo mia madre mi disse che mia sorella nei giorni precedenti non era stata bene, e che non aveva fatto il test per individuare il Covid.
In ogni caso in quel giorno non l’avevo incontrata e visto il mio problema non sarei andato a farle visita, nonostante lei abitasse a pochi passi dai miei genitori.
Ero convinto che i mei genitori non avessero incontrato mia sorella vista la situazione pandemica, invece venni a sapere solo il giorno seguente che lei era stata da mia madre il 31dicembre per farle gli auguri e per portarle delle commissioni.
Aveva avuto contatto con i miei genitori pur sapendo che non stava bene e che eravamo in piena pandemia.

Quel giorno non ci fermammo a lungo, Kila era ancora piccola e voleva uscire a passeggiare e giocherellare.
Nel pomeriggio ci siamo diretti verso casa felici e soddisfatti della giornata trascorsa in famiglia, in quei mesi le giornate sono corte e quindi arrivammo a casa nell’oscurità sebbene fosse una bella giornata priva di nubi.

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