Ultima modifica il 30 Settembre 2024
Oggi (8 settembre 2024) inizierò a descrivere gli strani avvenimenti che mi sono successi nei giorni seguenti al risveglio.
Ancora oggi non so definire se si trattava si sogni o allucinazioni, dormivo? Non penso, le imagini, i particolari, gli odori erano così reali da indurmi a pensare che si trattava di allucinazioni, ma non posso esserne certo, erano talmente assurdi da risultare quantomeno incredibili, sebbene estremamente ricchi di particolari.
Erano talmente reali e intensi che li ho vissuti, e ormai fanno parte della mia storia e del mio vissuto di quel periodo.
il primo “allucinasogno”:
Mi trovavo nel mio letto in cure intense al Cardiocentro Ticino e per passare il tempo navigavo su intenet con il mio computer. Cosa impossibile in quanto in quel periodo ero completamente paralizzato e non riuscivo a muovere ne braccia ne gambe, … va beh continuiamo.
Un giorno vidi su un sito cinofilo specialistico, una nuova variante del mio cane, un labrador con zampe palmate che era molto efficace e performante in tutte le discipline acquatiche.
Questa un immagine costruita con l’intelligenza artificiale sulla base dei miei ricordi:
Dovevo averlo!
Volevo trovare un cane speciale che potesse fare compagnia alla mia Kila. I
In questo caso l’immagine rappresenta è reale:
Questo strano cucciolo si trovava a Benidorm in Spagna, si trattava di un Labrador selezionato per nuotare in mare, era in grado di immergersi a grandi profondità senza alcun problema.
Il problema era come poter uscire dall’ospedale e come andare fino in Spagna nelle mie condizioni.
Un giorno ne parlai a Dr. Paul (vedi capitolo Dottor Paul), gli spiegai le particolarità e la rarità di questo cucciolo, era la prima cucciolata con queste particolarità.
Dr. Paul vide il mio entusiasmo e a quel momento mi disse: “Ci penso io, vedo come organizzarmi e appena ho due giorni di congedo ci andiamo.”
Tra me e me pensai “Si va beh, ma come pensa di andarci?”
Dopo qualche giorno, non ricordo quanti, al mattino verso le sei vidi arrivare Paul, non aveva il solito camice verde e calzoni vedi e non aveva neppure le solite ciabatte chiuse in plastica verde che portava, era in jeans con una camicia hawaiana molto colorata.
Si avvicinò al mio letto, si chinò verso di me e mi sussurrò: “Si parte, metti le braccia attorno al mio collo”.
Non avevo notato che al fianco di Paul c’era una sedia a rotelle, appena la vidi, mi aggrappai subito al suo collo, Paul mi sollevò per poi adagiarmi con delicatezza sulla sedia.
Uscimmo di soppiatto evitando di farci vedere dal personale dell’ospedale; per uscire usammo l’accesso che Rega utilizza per consegnare i suoi pazienti.
Prima fare riuscita, eravamo fuori, era una giornata di primavera non troppo fredda e con una brezza molto piacevole.
Ma ora come proseguiva il viaggio verso la Spagna? Con quale mezzo? Un Pulmino, in auto?
Paul mi spingeva, ma io non sapevo nulla, non sapevo dove stavamo andando.
Ad un certo punto vidi che si stava dirigendo verso il posteggio delle moto dell’Ospedale Civico.
Ero sorpreso e preoccupato, non riuscivo a muovere ne gambe ne braccia, come avrei potuto salire su una motocicletta? Anche se la moto è sempre stata la mia passione, infatti prima della malattia avevo appena acquistato una splendida Triumph Tiger 1200 cc. super accessoriata, non sarei mai stato in grado di salirci ne tantomeno di aggrapparmi per non cadere.
Paul si fermò davanti ad un enorme Harley Davidson con tanto di bauletto con braccioli.
Mi sollevò dalla sedia a rotelle e mi adagiò sul sedile posteriore della moto e tenendomi mi legò con una cinghia al bauletto. Mi mise il casco, salì sulla moto e partimmo.
Tra me e me mi dissi: “Bello, ma in moto fino in Spagna è davvero lunga, quando arriviamo sarò morto!”.
Invece no, non si diresse verso l’autostrada, ma bensì verso Bioggio e in seguito ad Agno.
Arrivammo all’aeroporto di Agno ed entrammo da un cancello di servizio a fine pista, da li si diresse verso gli hangar. Entrò in uno di essi e posteggiò la moto a lato di un piccolo aereo ad elica.
L’idea era ottima, ma dov’era il pilota?
Nell’hangar c’eravamo solo lui ed io, anche fuori non si vedeva anima viva.
Mi slegò dalla moto e con la medesima tecnica di prima mi aggrappai al suo collo così che potè sollevarmi e portarmi all’interno di quel piccolo quadri posto ad elica.
La parte più difficile fu salire la scala con me aggrappato al suo collo e entrare attraverso quella porticina stretta e angusta, ma dopo alcuni tentativi falliti ci riuscimmo.
Mi adagiò sul sedile e mi allacciò con le cinture, ora dovevamo solo attendere il pilota.
E invece no, Paul si sedette davanti in uno dei posti di pilotaggio, allaccio le cinture, si mise le cuffie e iniziò a trafficare con pulsanti e levette.
Ad un certo punto si accese il primo motore e poco dopo anche il secondo, da li a poco l’aereo si mise in moto ed uscimmo dall’hangar.
Ero veramente preoccupato, in quanto non sapevo se Paul era in grado di pilotare un aereo ne tantomeno se ne avesse il brevetto.
Mi feci forza e sussurrando gli chiesi: “Paul sai pilotare?” In quel periodo avevo ancora la tracheostomia, pertanto non potevo parlare a meno che mi venisse posata la valvola fonatoria, e in quel caso non l’avevo.
In ogni caso Paul vide la mia preoccupazione e leggendo le mie labbra capì quanto gli avevo detto.
Mi rispose che non aveva alcun brevetto valido, ma che aveva imparato a pilotare in Olanda durante il servizio militare, si Paul era Olandese, ma da anni viveva in Svizzera e lavorava al Cardiocentro Ticino come infermiere di cure intense.
Continua …. ora faccio una piccola pausa.