Ultima modifica il 4 Marzo 2024
il 5 gennaio 2021 verso le 12 mi chiama mio padre e mi comunica che mia madre ha la febbre e non si sente bene.
Fu in quell’occasione che venni a sapere del contatto con mia sorella .
Dissi a mio padre di portarla subito a fare il test per il Covid.
Poche ore dopo la sentenza, mia madre era positiva al covid.
Ero arrabbiato e non sapevo cosa dovevo fare, le direttive erano chiare per le persone positive, ma non per le persone che avevano avuto contatto con le persone positive.
Noi avevamo avuto contatti con mia madre che però al momento dell’incontro stava bene e non aveva alcun sintomo.
Ma ci volle ben poco tempo, la bestia oscura aveva già colpito.
Il 6 gennaio Aaron e e Asia avevano la febbre, dolori alle ossa, mal di testa, mal di schiena e spossatezza, mentre Mirna ed io avevamo mal di gola e raffreddore, ma per ora niente di più.
Un ricordo che mi è affiorato pochi giorni fa (novembre 2023) guardando il televisore descrive quel giorno di follia (6 gennaio 2021), che avevano portato un vasto gruppo di ribelli ad assaltare il campidoglio degli Stati Uniti d’America a seguito dell’esito nelle votazioni presidenziali.
Quel giorno ero rilassato in salotto e assistevo attonito alle notizie che ci venivano mostrate dai media, un giorno di straordinaria follia.
C’era una certa similitudine con quanto stava accadendo per il covid, anche in questo caso molte persone non accettavano il responso delle comunità scientifiche e le decisioni politiche che ci imponevano delle limitazioni nelle libertà personali. Anche in questa occasione molte persone si ribellavano alle decisioni e alle imposizioni dettate dallo stato, c’era hi manifestava la sua contrarietà in piazza, chi sui social e chi senza alcun pudore si riteneva in diritto di non rispettare le regole dettate dalle autorità
Sempre quel giorno mia madre venne ricoverata dapprima all’ospedale Beata Vergine di Mendrisio per poi essere trasferita alla Clinica Luganese Moncucco verso la una del pomeriggio.
Vista la situazione, mi misi in contatto con l’hotline Covid Cantonale per sapere come dovevo comportarmi, ma sopratutto per fare il tampone e verificare la nostra positività al virus, anche se ormai eravamo quasi certi di essere infetti.
Infatti ben presto ci arrivò l’intimazione di quarantena dal 3 gennaio al 13 gennaio 2021.
Mia richiesta d’informazione e test Covid alla Hotline Cantonale
Prima intimazione di quarantena – Dal 3 gennaio al 13 gennaio
Disposizioni e istruzioni della quarantena
Il giorno seguente anche mio padre iniziò a non stare bene, e anche lui venne subito ricoverato alla Clinica Luganese Moncucco in quanto la sua saturazione di ossigeno era insufficiente.
Ero preoccupato perchè lui aveva già dei problemi polmonari pregressi, inoltre sia lui che mia madre erano ex fumatori.
Ero furioso per quanto stava accadendo e sopratutto per come tutto ciò era accaduto, per superficialità, per non aver preso sul serio i pericoli che questo visus comportava.
Quel giorno telefonai a mia sorella, ero arrabbiato, nonostante nei giorni precedenti era stata male, non si era preoccupata nell’avere avuto contatti con mia madre e non aveva preso alcuna precauzione.
Le dissi di fare il test, ma lei mi rispose di non sapere come comportarsi e chi chiamare per farlo, seccato le diedi il numero della hotline e gli dissi di farlo quanto prima. Sebbene fisicamente guarita, era risultata positiva.
Con lei non ho mai più parlato di questo episodio e di quanto successo.
Nel mio intimo, sono sempre rimasto e sono ancora convinto che i miei genitori e tutti noi abbiamo dovuto subire tutto questo grazie a alla sua superficialità e incoscienza.
Non si era degnata di informarci di aver visto la bestia oscura!
Nel frattempo avevo dovuto annullare l’appuntamento per le analisi del sangue e della BOM allo IOSI di Lugano, avevo chiamato la dottoressa e le avevo spiegato la situazione, ma tutto sommato stavo ancora abbastanza bene, avevo unicamente mal di gola, tosse e raffreddore.
Venerdì 8 gennaio di prima mattina partimmo tutti e quattro per andare a fare il test e accertare la presenza del virus, era una formalità allo scopo di determinare se e fino a quando dovevamo restare in isolamento. Eravamo sicuri di essere infetti, ma speravamo comunque di avere un semplice stato influenzale e di poter ben presto tornare alla vista di tutti i giorni.
Alle otto e trenta eravamo già l checkpoint Covid-19 del Padiglione Monza a Lugano.
Faceva impressione come era stato configurato logisticamente, sembrava di essere proiettati in un film di guerra, una guerra batteriologica.
Eravamo i primi della giornata, davanti a noi c’erano poche persone, anche loro con la mascherina, tutti a distanza di sicurezza.
Uno dopo l’altro entrammo in questo percorso guidato da frecce, segnali e cartelli fino ad arrivare alla cabina “batteriologica” dove ci veniva somministrato il tampone naso faringeo.
In pochi istanti una persona, anzi, sembrava più ad un robot ci infilava questo bastoncino nel naso fino a farci lacrimare e avere un senso di repulsione naturale.
Il tampone era fatto, ora dovevamo avere il risultato, ma per quello dovevamo attendere, non c’erano dei tempi fissi, potevano essere poche ore come uno o due giorni.
Non ci restava altro che tornare a casa e attendere il responso del test, non potevamo andare dove volevamo in quanto eravamo in quarantena, e a dire il vero non ci tenevamo neanche visto il nostro stato fisico. Il visrus, se era lui ci aveva tolto le energie e la voglia di andare in giro.
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Passarono poche ore e arrivarono gli sms che confermavano la positività al Covid, ora non eravamo più in quarantena, ma pensi in ISOLAMENTO!
Intimazione d’ISOLAMENTO – il medesimo è arrivato anche a mia moglie e ai miei figli
Istruzioni nazionali sull’isolamento
Eravamo tutti a casa, dovevamo restare isolati, ma ci consolava il fatto che eravamo tutti e quattro positivi, di conseguenza tra di noi non c’erano restrizioni.
Questa situazione mi preoccupava in quanto ero segregato in casa e non potevo vedere e sapere come stavano i miei genitori.
Sapevo che tutti e due erano stati trasferiti nel reparto di cure intende della Clinica Luganese Moncucco, ma non sapevo molto di più.
I contatti con i medici non erano frequenti, e a peggiorare la situazione iniziai a sentirmi male anch’io.
Ero a casa, a letto con tosse e febbre, inizialmente il respiro non mi mancava poi tanto sebbene la saturazione arrivava a stento a 92.
Mirna aveva acquistato un saturimetro su consiglio del medico per controllare sua madre che aveva 87 anni con problemi cardiaci.
Nei giorni seguenti, la febbre, il mal di gola, una tosse incessante che mi provocava dolore al torace e difficoltà a respirare, inizialmente quando facevo anche il minimo sforzo e in seguito anche a risposo.
Di notte stare sdraiato era un incubo, continuavo a svegliarmi alla ricerca di aria e di un respiro profondo, che però diventava sempre più raro.
Per respirare dovevo restare in posizione semi seduta o addirittura seduta e questo non era compatibile con la mia idea di riposo, non avevo mai dormito seduto, ma ben presto imparai a dormire anche in quella posizione, non c’erano alternative che mi permettessero di respirare e di dormire nel medesimo tempo.
Sembravano due attività incompatibili l’una dall’altra.
Viste le mie condizioni e la tendenza del saturimetro a “sputare” valori sempre più bassi, il mio medico di famiglia decise di chiedere il ricovero mediante ambulanza.
Dopo pochi minuti l’ambulanza era già a casa mia, questo non a causa dell’urgenza, ma bensì la sede distaccata della Croce Verde di Lugano è a pochi passi dal mio domicilio.
Mi visitarono, mi fecero i controlli di routine e mi collegarono l’elettrocardiogramma e il saturimetro; tutto bene tranne la saturazione che arrivava a stento a 91, 92 %.
Pensavo fosse questione di giorni e poi la bestia oscura mi avrebbe lasciato, pensavo di essere ancora in grado di combatterla e di vincere, così decisi di rifiutare il ricovero in ospedale.
Non era così, pian piano la malattia mi stava consumando, le mie energie si assottigliavano ad ogni respiro, non mangiavo in quanto la febbre mi aveva sfiancato e tolto l’appetito; senza che me ne rendessi conto il virus mi aveva portato allo stremo.
Il mio fisico non riusciva più a combattere, la bestia stava espugnando il mio corpo.